Il Vulìo di Joe Barbieri incanta il Teatro Trianon

Mettere le mani sul “Totem”, così lo ha definito Joe Barbieri parlando con il pubblico, della canzone classica napoletana, e per canzone classica napoletana a scanso di equivoci, si intendono alcune delle perle nate tra la fine dell’ ottocento e sino al nostro secondo dopoguerra, è un impresa ardua, pericolosa, difficile, nella quale molti artisti hanno pagato dazio.

Ieri sera ho assistito a “ Vulìo” uno splendido concerto nel quale Joe Barbieri accompagnato dalla sua chitarra e da quelle di Oscar Montalbano e Nico Di Battista, ha letteralmente stregato il pubblico del Teatro Trianon di Napoli.

Una formazione minima, capace di intrecciare elementi ritmici e melodici con grazia e attenzione, tre chitarre sapientemente armonizzate, per un risultato raffinato.

Foto sound check

Joe, elegante come sempre, la sua voce un ricamo disteso tra il Mediterraneo e il Brasile, capace di rileggere gli intramontabili repertori di E.A.Mario, Bovio, Di Giacomo, con grazia e freschezza, danzando sul ritmo e sulla melodia.

Il pubblico folto e caloroso ha apprezzato sin da subito, ha cantato con lui, ma ha soprattutto ascoltato una lettura mai banale, ne piaciona, di classici che sono di fatto la colonna sonora e la storia di quasi tutti quelli che amano Napoli e la sua canzone.

In scaletta brani iconici come “Passione” (1934  – Libero Bovio, Ernesto Tagliaferri, Nicola Valente) “Lazzarella” di Pazzaglia e Modugno, che nel 1957, disegnarono uno dei primi affreschi giovanili sotto forma canzone, l’inarrivabile “Era de Maggio”, scritta nel  1885 da Salvatore Di Giacomo e Mario Pasquale Costa,  che a distanza di quasi un secolo e mezzo rimane un monumento vivo e incandescente.

Ma  anche omaggi a classici più recenti come la struggente  “Cammina cammina”, una canzone malinconica e a volte dimenticata,  contenuta nell’ album di esordio “Terra mia” pubblicato da Pino Daniele nel 1977.

Personalmente ho particolarmente apprezzato l’omaggio che Joe ha fatto a una delle più belle canzoni scritte da un napoletano “Quantu tiempo ce vo’ ” una canzone profetica di Claudio Mattone, pubblicata nel 1983 nel terzo LP di Eduardo De Crescenzo, eseguita e arrangiata splendidamente da Barbieri e dai suoi compagni di viaggio.

“Ce stanno sempe sti nuvole
Ca nun ce fanno partì
Ma chi ce ‘e manna sti nuvole
Chi?
Nun se riesce a capì.”
Claudio Mattone

Una serata nata, come ha raccontato lo stesso Joe,  quasi per caso, da un invito fatto da Marisa Laurito, direttore artistico del Teatro Trianon, al quale Joe ha risposto da artista di razza.

Spero, e il pubblico è già d’accordo, che questo sia il primo di tanti concerti nei quali Barbieri, vorrà incontrare e rileggere l’incanto di un repertorio che ha contribuito a rendere la canzone scritta a Napoli un vanto riconosciuto e ammirato in tutto il mondo.

Non vedevo Joe da quasi trent’anni, dall’ uscita del suo primo disco, all’ epoca eravamo ragazzi, io impegnato a produrre programmi Tv, lui un talento delicato, nuovo e sorprendente prodotto da Pino Daniele.

L’ho rivisto ieri sera, ci siamo abbracciati forte, abbiamo cercato di recuperare il tempo passato, raccontandoci un po’ di vita, poi abbiamo registrato un po’ di sue impressioni per “ Volpe alla caccia” e ci siamo ripromessi di risentirci presto.

lino volpe

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